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L’esempio dell’ospedale fatto in precedenza non era uno scenario immaginario; non mi sarei aspettato di vedere il paradosso nella stessa azienda ospedaliera. Rimango un ingenuo. Ero ad un convegno sulla riabilitazione cardiovascolare, in quella occasione ho sentito sulla pelle la contraddizione: se avessi un infarto e dovessi avere un by-pass aorto coronarico vorrei essere curato qui, ma allo stesso tempo questo posto non è uno strumento di promozione di salute pubblica per cui di fatto non fa nulla per far sì che io non abbia un infarto.
Credo che non sia superfluo ribadire un concetto: in questa analisi non ci sono uomini buoni o uomini cattivi.
Chi trae vantaggio da queste dinamiche è lo stesso che poi le subisce sia in prima persona che indirettamente attraverso le menomazioni e le sofferenze dei proprio figli, genitori, fratelli o persone care.
Rimanendo nell’ambito cardiologico ci sono cardiologi che non riescono ad applicare per se stessi le misure preventive che gli studi hanno dimostrato essere efficaci in modo eccellente.
Non c’è colpa, a mio avviso, perché questo è un cambiamento che va fatto in condivisione, perché da soli in genere si è condannati a fallire.
Perciò, capire da soli non serve se non rappresenta una crescita collettiva.
Non può essere cambiato un sistema che non è capito, e poiché il nostro cervello, il sistema nervoso centrale, elabora e pensa in base a ciò che conosce se non si inaugura il confronto su questi temi non si può immaginare una soluzione.
Una risposta a "La Sanità: Esercizi Di Contraddizione. Parte 6."