Negli anni ’70 il Premier cinese Chou EnLai stava morendo di cancro; allora diede inizio ad un censimento nazionale per raccogliere informazioni sulla “presenza” di cancro nella popolazione cinese. In pratica ordinò una foto di gruppo di circa 880 milioni di persone: il più ambizioso progetto di ricerca di tutti i tempi.
L’87% della popolazione cinese appartiene allo stesso gruppo etnico; in altre parole hanno lo stesso DNA. Ci vollero 650 mila persone per condurre lo studio; il risultato fu un atlante che dava la localizzazione geografica di una 50ina di tipi di cancro.
La foto diceva chiaramente che l’incidenza di cancro variava ampiamente in diverse aree molto più di quanto potesse essere anticipabile: alcune incidenze variavano anche più di cento volte.
Con questa variazione di incidenze e con il DNA omogeneo la causa non sarebbe stato trovata nel DNA ma nei fattori ambientali.
Nel 1981 il Dr. Peto e il Dr. Doll, in una relazione per il congresso americano stimarono che la genetica è causa del 2-3% del rischio totale di cancro.
Sulla base dell’atlante cinese Campbell e il gruppo da lui coordinato cominciarono a raccogliere informazioni riguardo 367 variabili dello stile di vita, attraverso esami del sangue, urine, campioni di cibo ecc. in tutta la nazione.
Tutte le variabili vennero incrociate e ne risultarono oltre 8mila associazioni statisticamente significative tra lo stile di vita, le malattie e l’alimentazione.
Il New York Times lo definì il “Grand Prix dell’Epidemiologia“.
Avrebbe questa “foto” confermato gli studi di laboratorio descritti fino ad ora?
E’ interessante leggere di questo tentativo di capire la distribuzione del cancro nella propria nazione; 30 anni dopo in Italia, cittadini informati disperatamente cercano di salvaguardare la loro salute contro lo Stato che si accanisce in bugie e manganelli.