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Punto primo: la ricerca è una risorsa pubblica. La ricerca è un’azienda pubblica. Non dico dovrebbe esserlo, lo è già. È pubblica in tutto il mondo, ad esempio negli Stati Uniti, il National Institute of Health (NIH) è sostanzialmente il posto dove qualsiasi ricercatore vorrebbe finire o almeno passarci un po’ di tempo. Perché lì c’è un illimitato flusso di denaro per la ricerca biomedica. Ovviamente denaro pubblico.

Punto due: il modello scientifico deve essere onesto. Deve essere onestissimo, perché il ricercatore sa che quando disegna un esperimento sta cercando di generare un modello semplicissimo di un qualcosa di complessissimo per vedere se un determinato intervento porti un cambiamento. Dopo di che il cambiamento registrato va discusso e considerato se eticamente applicabile o meno alla complessità del tutto. Ciò significa che la discussione e i risultati di una ricerca scientifica devo essere liberi da conflitti di interesse altrimenti se bisogna soddisfare le esigenze di un privato si forzerebbe la mano in una direzione o nell’altra

Punto tre: i risultati scientifici, una volta prodotti, vanno applicati. Che ricerchiamo a fare la cura al cancro, al diabete, all’infarto del miocardio, se poi quando ci dà delle soluzioni non vengono applicate? Certe soluzioni fanno fatica addirittura ad essere semplicemente divulgate.

Punto quattro: trasparenza spinta anche per la ricerca. Ci vorrebbe un sito internet dove siano elencati tutti i progetti di ricerca avviati quelli conclusi e quelli in assegnazione, con tanto di responsabile del bando, gruppo di ricerca, finanziamenti stanziati, e capitolati di spesa. Ogni cittadino curioso deve poter sapere senza tribolare in che ambiti e in modalità la sua azienda pubblica sta facendo ricerca. Questo potrebbe aiutare a togliere il grigio dalle facce di tutti i nostri ricercatori umiliati e seppelliti dal calpestio della loro cultura, della loro serietà e dalle dinamiche di potere universitario.

Aiutateci; ricercatori espatriati, reimpatriati, cervelli fuggiti o in catena, raccontateci, partecipate. Se non siamo soli cambiamo tutto, a misura di futuro dignitoso e prospero.

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