In Italia alla fine degli anni ’90 furono fatte diverse esperienze di buoni locali come Ecoaspromonte e con il lavoro del prof. Giacinto Auriti che si tradusse nel SIMEC, furono fatti prima che fosse introdotto l’euro. Ora c’è un nuovo progetto chiamato SCEC acronimo di Solidarietà Che Cammina.

Che ha un meccanismo di azioni semplice: rappresenta un accordo tra le persone, proprietarie di aziende, di negozi o provider di servizi e consumatori. Decidono che lo SCEC rappresenti una percentuale del prezzo: ad esempio se il proprietario di un negozio accetta di accettare il 10% del prezzo in SCEC, qualora la targhetta del prezzo dica 10 euro allora lui riceverà 9 euro ed 1 SCEC. Lo SCEC può essere spiegato come se fosse uno sconto, un abbuono sul prezzo, ma in realtà non lo è perché lo sconto muore nello stesso tempo in cui vien utilizzato, con lo SCEC questo “sconto” viene incassato nella forma cartacea con un valore convenzionale stampato sopra. Il proprietario può usarlo per l’acquisto di altri beni e servizi. In teoria e in pratica può circolare all’infinito finché c’è ricchezza da scambiare.

Lo SCEC non ha valore in sé, a parte quello della carta non vale nulla. Ed è il preciso scopo dei promotori. Il valore è nella comunità stessa nella quale circola. Questo aspetto è uno dei principali cambi di paradigma nella società monetaria. Lo SCEC non si accumula perché non è possibile acquistare nulla al 100% di SCEC. Lo SCEC non può essere cambiato con gli euro. Ogni euro speso insieme al buono locale non può essere incanalato in alcun circuito finanziario sovranazionale, dal momento che la grossa distribuzione non è interessata ad accettare gli SCEC. In altre parole l’euro è accoppiato allo SCEC ed entrambi vengono ancorati all’economia locale e al territorio.

Al giorno d’oggi per quanto riguarda i prezzi, i piccoli commercianti non possono competere con le multi-nazionali. Molti contadini sono costretti a lasciare il raccolto sugli alberi perché i prezzi imposti alla grande distribuzione non sono sufficienti a coprire i costi. Così sono strangolati in un meccanismo dove a dispetto dell’abbondanza fornita da madre terra, sono costretti ad andare dalle banche per chiedere dei prestiti per continuare ad andare avanti. Questo tipo di pratica li espone alla condizione di non essere mai in grado di pagare i debiti contratti perché non potranno mai competere con il mercato che spinge verso la peggiore qualità ed i prezzi più bassi.

Lo SCEC è un accordo, circolare, dove le famiglie possono avere prodotti locali di qualità con un prezzo competitivo (grazie alla percentuale del prezzo rappresentata dallo SCEC). Questo strumento permette al consumatore di preferire piccoli negozi piuttosto che centri commerciali perché la famiglia del proprietario spenderà i propri soldi in maniera circolare e locale.

Continua…

Una risposta a "Economia Locale, Mondo Locale, Buono locale SCEC. Parte 2"

  1. Condivido l’uso dello “SCEC” a livello nazionale che
    col tempo: di prima o poi, aiuterà l’Italia degl’italiani. L’uso dello SCEC deve essere considerato un invenzione. Distinti saluti, Leonardo.

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