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I presidi sanitari sono passati da Unità Sanitarie Locali (USL) ad aziende sanitarie locali.

Nella sostanza ritengo che non sia cambiato nulla.

La definizione aziendale richiama molto chiaramente ad una questione che ritengo centrale: l’assistenza sanitaria è rientrata nelle dinamiche di mercato, per cui si basa sulla domanda e l’offerta. Al di là di tutte le distorsioni e dei paradossi che ci sono e che, tuttavia non sono argomento di questo testo, questa dinamica si porta dietro un conflitto di “intenti”, che possiamo descrivere più o meno così: lo stato centrale che eroga attraverso il Sistema Sanitario Nazionale deve perseguire la salute pubblica (obbligo morale) e così contenere la spesa sanitaria, quindi ha (dovrebbe avere) la spinta a promuovere tutte le soluzioni che prevengono alla sua popolazione di ammalarsi così da non ridurre la qualità della salute pubblica e diminuire le spese.

Un’azienda ospedaliera a fine anno deve far quadrare un bilancio, per cui se può offrire prestazioni ad alta redditività, pagati di più li predilige e soprattutto non farà mai una serie di attività di prevenzione primaria cioè impedire che una malattia si verifichi (basso costo), mentre fioccano quelle di prevenzione secondaria, cioè trovare la malattia il prima possibile con indagini in genere strumentali (ad alto costo).

In altre parole un ospedale pubblico con un reparto di oncologia dovrebbe promuovere tutte le attività possibili per essere a corto di pazienti fino a dover chiudere.

Un’Azienda Ospedaliera dovrebbe mirare al suo fallimento economico per mancanza di “domanda”.

I pazienti (che sempre più vengono chiamati clienti) i medici e gli operatori sono in mezzo a queste dinamiche senza essere ben in grado di decifrare ciò che accade.

Lo scopo di un ospedale dovrebbero essere quello di essere vuoto o di essere costretto a cambiare i nomi dei reparti perché le vecchie patologie che si curavano un tempo sono state superate.

Lo stesso ospedale potrebbe cambiare nome ed essere un luogo di gioia che porta a molta salute, lo so questa è proprio una utopia.

Quanto è folle immaginare uno scenario del genere?

Non dovrebbe essere questo l’intento e la richiesta dell’ente che paga le prestazione sanitarie e l’intento morale di chi le offre.

Continua…

P.S. aituatemi a promuovere il carpool

Una risposta a "La Sanità: Esercizi Di Provocazione. Parte 2"

  1. In questo scempio, anche i pazienti fanno la loro parte. Il loro sogno è di fare una vita dissoluta sperando che appena diagnosticata una patologia è già pronta la pillola miracolosa per guarirla.
    Non vi è traccia di assumersi la responsabilità della propria salute, ma sempre una pronta delega alla scienza medica.
    Non vi è traccia di prevenzione primaria che per essere efficace non può essere delegata al medico, ma deve essere presa in carico dal singolo individuo, che è l’unico che può dedicarvisi con costanza ed amore.
    La vera pecca delle istituzioni è quella di non fornire la giusta informazione sulla prevenzione primaria facendo così il gioco delle grandi industrie farmaceutiche.
    Con gli alti costi della prevenzione secondaria, è inevitabile il tracollo finaziario dello stato, il quale si ripercuote sempre sulle classi meno abbienti.
    Di questo passo cominceremo ad asportare i seni alle adolescenti motivandolo come una forma di prevenzione del cancro.

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