I problemi della spalla vanno di pari passo con le alterazioni del funzionamento della catena cinetica in cui è inserita. Per ora consideriamo solo gli aspetti funzionali e non quelli organici (strappi, lesioni legamentose, traumi in genere, modifiche artrosiche dei capi etc).
Ovviamente separazioni nette sono impossibili perché cause organiche e funzionali sono facce della stessa medaglia o meglio colori dello stesso arcobaleno. Separazioni e classificazioni sono strumenti didattici, servono solo ad orientare. In questo quadro, ad un estremo abbiamo una spalla normale che non ha limitazioni e non fa male, all’altro estremo abbiamo quella che è definita Spalla Congelata (Frozen Schoulder).
Riuscite a fare questo sforzo di immaginazione: per qualsiasi motivo una parte del movimento si blocca (ad esempio alzare il braccio oltre un certo punto) per un naturale senso di protezione si tende a non forzare, per evitare il dolore, per timore di peggiorare o per consiglio di amici, parenti e medico.
Progressivamente la “finestra”di movimento attivo si riduce, soprattutto perché è ostacolata dalla paura di sbagliare e dal dolore.
Il fenomeno può arrivare fino alla quasi immobilità della spalla (da qui il nome congelata). Se questo fenomeno invece di richiedere anni avvenisse nell’arco di una manciata di minuti parleremmo di spalla surgelata.
A tutto questo scenario aggiungete il fatto che la spalla è molto innervata (perché ha movimenti molto coordinati).
Questo significa anche che la spalla quando fa male, fa molto, molto male.
Una risposta a "La Spalla. Problemi e Rimedi. Parte 3"