Il riposo a letto è stato per anni una prescrizione medica. Solenne, fatta con autorità, per 1, 2 anche 3 settimane.
Nel 1966 alcuni cardiologi fecero uno studio:
si chiesero se l’allettamento (immobilità) per 3 settimane avesse effetti sull’apparato cardiovascolare o fosse invece tutto “riposo e salute“.
Presero 5 ventenni, giovani e forti. Fecero loro tutta una serie di test ed esami e poi li misero a letto per 3 settimane, serviti e riveriti.
Alla fine dei 21 giorni rifecero tutti i test e conclusero che troppo riposo rendeva il cuore meno efficiente, meno sano, e che un po’ lo faceva invecchiare.
Dopo 30 anni, gli stessi studiosi, ebbero l’idea di cercare i 5 ex giovanotti per vedere come se la passavano.
La domanda che ponevano ora era:
vediamo cosa hanno fatto 30 di invecchiamento rispetto alle 3 settimane a letto.
Le conclusioni furono molto… molto… molto interessanti:
testualmente “Sebbene, questi soggetti abbiano avuto un calo fisico con l’età, il risultato più importante dello studio è che 3 sett. di riposo a letto nel 1966, hanno causato un deterioramento delle capacità Cardio Vascolari e di resistenza fisica, più profondo, di quanto non abbiano fatto 30 anni di invecchiamento”.
Mcguire Circulation 2001;104:1350-1357
il riposo a letto però principalmente veniva prescritto per la lombalgia acuta, quindi le cose cambiano… o no?
Parlando di lombalgia un signore che sapeva il fatto suo disse:
“Il riposo protratto, in particolare a letto, e` forse la più dannosa terapia mai messa a punto, e una potente causa di disabilità iatrogena.(causata dal medico ndt).”
Waddell G. Spine 1987;12(7):632-644
Morale della favola: abbiamo sbagliato strada!