Incidenza e mortalità sono due parole che quando si parla di cancro si portano dietro sfumature troppo prone alle manipolazioni.
Incidenza=numero di casi/anno, mortalità=numero di morti (per quella malattia)/anno.
Se l’incidenza aumenta vuol dire che più gente si ammala. Se la mortalità diminuisce vuol dire che c’è più gente che vive ammalata.
Fate attenzione, non vi perdete tra ciò che aumenta e ciò che diminuisce.
In genere, la mortalità (per esempio per il cancro) è data in anni: 5% di mortalità a 5 anni, dal momento della diagnosi.
Vi si sta delineando davanti agli occhi il problema?
Cominciate a vederlo?
Chi muore a 6 anni dalla diagnosi senza mai poter sperare di guarire, vieni incluso nelle statistiche che parlano di mortalità ridotta.
Ma io voglio sottolineare un altro punto che è, a miei occhi, il tassello che manca nel quadro.
Tutti sappiamo che si cerca la cura al cancro. Ma non la guarigione!
Si cerca di diminuire la mortalità a 5 anni; non di diminuire l’incidenza né di guarire.
Questo modello nel quale noi viviamo che fa aumentare l’incidenza per finanziare la diminuzione della mortalità a 5 anni crea malattia.
Gli Stati Uniti sono al 1° posto per spesa sanitaria e quasi al 40° posto per livello di salute della popolazione.
L’80% dei tumori all’intestino e al seno sono evitabili cambiando l’alimentazione.
Il cancro al seno, intestino e prostata e polmoni sono assenti in molti paesi in via di sviluppo, ma aumentano di incidenza e in una o due generazioni, quando [questi soggetti] emigrano in aree ad alto rischio [NDT Occidente]*
Siete confusi o si è accesa una lampadina? Coltivate il dubbio.
* Cummings G. H., Diet and the prevention of cancer B. M. J. 1998; 317: 1636-1640.