Nel primo studio indiano era del 1968 ed avevano usato una dieta al 20% e al 5% per testare gli effetti sulla crescita tumorale. 5% e 20% erano stati scelti, in modo arbitrario come i due estremi dello spettro. A questo punto, bisognava rispondere alla domanda: qual’è la percentuale di proteine nella dieta che è troppo o troppo poco? Serviva avere quella che si chiama una “curva di dose – risposta”. Bisognava fare uno studio e dare una percentuale sempre maggiore di proteine nella dieta e verificare cosa succedeva alla crescita tumorale. La curva non poteva essere più chiara: oltre il 10% di proteine nella dieta, la crescita tumorale schizzava con una curva esponenziale.
Un’ altra bella risposta, il 10% di proteine era la quantità oltre la quale si promuoveva la crescita tumorale.
Questi erano tutti studi sui ratti e topi; potevano essere tradotti in un noi umani razza superiore che non siamo altro?
Il buon senso direbbe di si perché abbiamo in percentuale le stesse richieste nutritive, e poi nessun topo ha mai dichiarato di essere depresso ma i modelli animali di depressione sono usati per poi somministrare a milioni di persone i farmaci antidepressivi.
Eppure gli stessi ratti sono quelli che ricevono chemioterapici per testare i farmaci antitumorali prima di testarli sugli uomini, che hanno lo scopo di ridurre la crescita tumorale, che già l’alimentazione ha provato di essere capace di fare sin dall’inizio.
P.S. Il primo studio che iniziò questo percorso era nel 1968 era indiano. I risultati erano eretici per le convinzioni del tempo. A questo punto della storia gli studi di cui vi ho raccontato sono dei primi anni ’90. Quasi 20 anni fa e 20 anni dopo i primi provocatori studi. Alla faccia della velocità.
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