Il dott. Swank potè documentare come il gruppo che seguiva le indicazioni alimentari suggerite (buona dieta) aveva un rallentamento netto della progressione dei sintomi, anche nei pazienti che avevano situazioni più avanzate. Il grafico rappresenta il tasso di mortalità dei pazienti che parteciparono allo studio dopo 30 anni. Circa l’80% del gruppo che seguiva una “cattiva dieta” era deceduto mentre solo il 5% erano passati ad altra vita di quelli che seguirono la “buona dieta”.

Inoltre il 95% dei pazienti che seguirono i consigli poterono mantenere una grado di disabilità “non elevato” per oltre 30 anni. Stiamo parlando di una patologia cronica degenerativa, e consideriamo che l’impegno riabilitativo di 50 anni fa non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello attuale. Questi risultati mi sembrano degni di una prima pagina di giornale al mese a tempo indefinito. Mi piace ribadire il concetto: se questo studio avesse testato non uno stile di vita alimentare, ma un farmaco, questi risultati avrebbero fatto comparire il simbolo $ al posto degli occhi del consiglio di amministrazione di un’industria farmaceutica.

Continua…

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