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La ricerca medico-scientifica (ma azzarderei: non solo) è un settore anti-economico da qualsiasi angolo la si consideri, almeno che non si trovi con un esperimento semplice che dure pochi mesi qualcosa che sia molto redditizio per decenni. Però in questo caso interviene il diritto d’autore che è un limite fondamentale allo sviluppo di una ricerca. È anti-economica da una parte perché almeno per i capitoli sanitari più importanti (cardiopatie, abuso di farmaci, e comuni tumori) per venirne a capo bisognerebbe fare interventi quasi a costo zero, quindi la ricerca ci ha fornito indicazioni per guarire e prevenire con interventi a bassissimo costo; quindi soluzioni a bassa redditività.

Dall’altra parte quando la ricerca studia condizioni meno frequenti poi non ci sono numeri di pazienti sufficienti per rendere il processo economicamente vantaggioso.

Per perseguire la salute aderendo alla definizione dell’OMS non bisognerebbe contemplare gli aspetti economici, ma la realtà contempla che ogni settore della vita pubblica è seppellito da dinamiche aziendali, di conseguenza la salute pubblica è un obiettivo “dismesso” a favore dei bilanci, come situazioni precise quali acquistare milioni di dosi di vaccino per epidemie fantasiose.

È un po’ come crescere ed educare un figlio: per quanto possa essere molto costoso non è visto dai genitori come un bene economico (a meno della forma accettata di morale di famiglia).

Allora, noi come società cosa chiediamo alla ricerca?

Che ci dia la cura al cancro?

Che ci dica come non ammalarci delle malattie X o Y?

Che ci metta a disposizione tecniche e software per leggere il pensiero o spostare oggetti con la mente?

Che ci permetta di auto-differenziare cellule staminali con la meditazione?

E se alcune di queste risposte fossero già state date da decenni, quando noi, come comunità, saremmo pronti a saperlo?

Quando gli amministratori si sentiranno pressati a sufficienza dalla comunità da fare qualche passo in questa direzione?

Quante conclusioni scientifiche in tutti i campi (che per contiguità hanno effetti sulla salute pubblica) aspettano di essere applicati?

Mi rendo conto di essere un po’ generico e sono tentato di entrare nello specifico ma mi sono occupato altrove di argomenti più dettagliati e quindi rimando a quelle letture: THE CHINA STUDYGUARIRE IL QUORE.

Ad ogni modo se sono vere le seguenti affermazioni:

1. i 2/3 della spesa sanitaria nei paesi occidentali è impiegata per diagnosticare e curare patologie prevedibili.

2. Gli USA che sono il faro della tecnologia e della ricerca medica non figurano ai primi trenta posti di efficienza del Sistema Sanitario Nazionale.

Significa che siamo in una spirale senza via di uscita, almeno che un dibattito pubblico, sereno e libero non cominci ad immaginare un modello diverso che abbia come obiettivo la salute pubblica secondo il “romanticismo” sconsolato dell’OMS.

Continua…

P.S. Aiutatemi a promuovere il carpool

Una risposta a "La Sanità: Esercizi di Ricerca. Parte 4"

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