Sono descritte diverse alterazioni della dinamica del passo, però mi annoio, (almeno per ora, e se mi annoio io a scriverle figuriamoci voi a leggerle) e quindi mi limito solo a due.
La prima è quella in cui le tre fasi, tallone, pianta, punta, diventano due anzi quasi una. Provate ad immaginare ad ogni passo si appoggiano tallone e pianta e poi eventualmente si fa la propulsione con l’avampiede (provateci anche voi un attimo).
Questo passo è obbligato ad essere corto, se riuscite a fare un passo lungo e poggiare insieme tallone e pianta fate un video e faccio una rettifica; è il passo che hanno le persone molto anziane, magari un po’ curvati in avanti, sicuramente molto rigidi, e in genere hanno anche qualche problema di equilibrio.
La seconda è quella in cui la terza fase quella della propulsione dell’avampiede viene cancellata.
Questa funzione viene quindi delegata all’arco metatarsale*. Anche in questo caso il passo è più breve (ma non breve come nel primo caso) perché spingere sull’arco metatarsale non è così efficiente come farlo con le dita.
Queste persone spesso hanno dei calli proprio dove più esercitano la spinta durante il passo; a volte i calli fanno male ma a volte no. A volte fa male senza che ci sia il del callo oppure se il callo scompare per magia dell’estetista, fa solo male ma il callo non c’è più.
*prendetevi il piede e guardatevi la pianta; se riuscite a vederla le dita del piede partono proprio dall’arco del metatarso, se poi avete qualche callo è come se ci fosse sopra una bandiera a conferma di quello che state leggendo qui.
Una risposta a "Un, Due, Tre, Camminare. Parte 5"