Non so se riuscite ad essere d’accordo con me: la vita oggi è medicalizzata dall’orgasmo del concepimento fino alla morte. La vita entra in un contesto dove non si è individui, ma pazienti/clienti. Nemmeno la morte è risparmiata, se non si muore sorprendendo tutti, si muore sempre in ospedale, attaccati ad una macchina, senza che una persona che ti ama possa tenerti la mano. Non si muore più in casa, nel proprio letto. Il concetto di morte varia. È un concetto filosofico, si modifica. Bisogna mettersi d’accordo sul momento che una persona può essere ritenuto morto, e non si trova un inteso lo si può tenere in vita fin quando non si decide
E nel frattempo tutta la tua vita è accompagnata da una figura medica, che si prende cura di te, che ti prescrive farmaci da prendere in un sorso d’acqua, esami da fare con regolarità, che ti fornisce l’elenco delle cose che NON devi fare.
Non c’è spazio per l’autonomia.
Sig. Mario, lei ha la pressione un po’ alta, dovrebbe cercare di fare un po’ di sport, camminare più a piedi, prenda un bici, lasci la macchina in garage. Se le do un pillola la condanno ad essere dipendente non autonomo. Lei ci tiene a dipendere da un pillola. Se poi non cambia atteggiamento, poi arriverà il momento di dover aggiungere altre pillole. Suvvia si tenga la sua libertà.
Se mi guardo indietro, credo di poter dire che questo blog è nato nell’intento di fornire quante più informazioni possibile ai miei pazienti e ai mi lettori per smarcarsi; per rendersi autonomi nelle loro attività quotidiane.
Anche tutti gli articoli sull’alimentazione come prevenzione e cura delle malattie sono scritti e pensati per dare autonomia. Decidere cosa mangiare è un atto di autonomia… direi.