Ernia è una parola strana, sembra quasi il nome di un fiore, è musicale, però allo stesso tempo spaventa.
Quando ci sentiamo dire di avere l’ernia del disco, l’allarme è immediato; innanzitutto bisogna stare molto attenti e poi giù con la lista di cose da fare e da non fare.
Proviamo a capire, e partiamo dalla definizione del dizionario De Mauro:
èr-nia: s.f 1 TS med., fuoriuscita di un organo o di un viscere dalla sua cavità naturale
Quindi, quando qualcosa che nasce in un posto A si sposta in un posto B, si dice che è ERNIATA in B. Se un po’ di intestino si fa strada e sbuca dall’ombelico, abbiamo un’ernia ombelicale, se sbuca nel canale inguinale, si chiama ernia inguinale.
Se uno sconosciuto ti entra in casa, è erniato in casa tua, perché dovrebbe rimanere fuori.
In questo caso parliamo di ernia del disco vertebrale. Il disco è un “collante” molto resistente che tiene insieme due vertebre. Come nelle figure
Quando il disco (una parte di esso) si sposta e se ne va da un’altra parte, sta “erniando”. Lo può fare in tutte le direzioni davanti, di dietro, di lato, e in tutte le direzioni contemporaneamente.
Ma perché un disco “Ernia”? Perché si sposta e se ne va in giro tra legamenti e fibre per occupare spazi non suoi? Beh, non lo fa di sua spontanea volontà, viene spinto, spinto forte, per molto tempo. È quasi costretto a “emigrare” e lo fa solo quando è sfinito.
E allora cosa fare? Dov’è il problema?
Non è il disco “erniato” il problema, ma chi spinge.
Bisogna smettere di spingere.